Judith Hopf

From down, from up & in between
 
Nell'ambito di Progetto XXI

22022013 \\ 29032013

Dal 22 febbraio al 22 marzo 2012 la Fondazione Morra Greco ospita la mostra From Down, From Up & In Between, la prima personale dell’artista tedesca Judith Hopf in un’istituzione napoletana.

La mostra, promossa dalla Fondazione Donnaregina in collaborazione con la Fondazione Morra Greco, è parte del progetto espositivo denominato Progetto XXI. Articolato in una serie di tredici mostre, il progetto si pone come obiettivo l’esplorazione della produzione artistica più recente, ancora discussa e non del tutto sedimentata attraverso la quale intende contribuire a ricercare, sostenere e mostrare l’arte più avanzata, sperimentare le nuove idee, i discorsi e le tendenze del contemporaneo.

Alla base della formalizzazione del lavoro di Judith Hopf, un atteggiamento ironico, giocoso e sovversivo che attraverso la scultura, il video, la performance analizza le contraddizioni del vivere contemporaneo definito costantemente da convenzioni sociali. La relazione fra l’individuo, l’oggetto ed il contesto di riferimento diviene il punto focale dell’indagine dell’artista, che considera la sua pratica come un processo collettivo.

La mostra allestita a Palazzo Caracciolo di Avellino sgorga dalle riflessioni di Judith Hopf sulla città di Napoli e sulla sua radicatissima cultura, ben rappresentata nella sua essenza dal ribollire delle forze magmatiche che pulsano al di sotto della città e caratterizzano la dicotomia tra una dimensione infernale e paradisiaca, tra le pulsione di morte e potere di vita e bellezza, che si configura attraverso una commistione totale delle due sfere. La mostra consiste in un progetto site specific che mira a rappresentare questa dimensione culturale e la tensione che nasce dall’unione di due forze in antitesi. I tre piani espositivi sono messi in dialogo da una struttura in legno che riprende le puntellature risalenti al terremoto del 1980, ancora presenti in alcuni punti di Palazzo Caracciolo di Avellino.

Al piano terra, la puntellatura fa da supporto a tre dipinti su mattonelle in ceramica che raffigurano delle buffe, benevole ed al contempo spaventose figure fantasmagoriche, antromorfizzate, come le tre corde che spuntano fuori dal pavimento. Le stesse corde pendono dal soffitto del piano sottostante, occupato dalla proiezione del video Some End of Things: The Conception of Youth, 2011. Al piano superiore, la struttura lignea che occupa il piano terra attraversa idealmente il pavimento creando una serie di ramificazioni che sottolineano il dialogo fra i tre spazi, come le corde connettono il primo ed il secondo. Al piano superiore la struttura delle puntellature si ripete inoltre come supporto per una serie di serigrafie dal titolo Sunset Sunrise Sunset che rappresentano il tramonto e l’alba, mentre la prima sala è occupata dal video The Evil Faerie, realizzato in collaborazione con Henrik Olesen nel 2007.

La scelta di collocare le strutture all’interno dello spazio espositivo deriva dal desiderio di rappresentare una dimensione in bilico costante tra la celebrazione della vita e l’accettazione della morte, mentre la scelta dei soggetti raffigurati richiama la produzione artistica napoletana ricca di molteplici rappresentazioni che costituiscono un memento mori. Parafrasando Freud, sembrerebbe proprio che durante il viaggio nella Napoli di Judith Hopf, trasposta nello spazio della Fondazione Morra Greco, il principio di piacere si ponga costantemente al servizio delle pulsioni di morte per rappresentare una cultura che, come ha dichiarato l’artista, “avrebbe bisogno di più di una vita intera per essere compresa”.

 

Anna Cuomo

 

 

Tutte le imagini Courtesy Fondazione Morra Greco, Napoli
© Amedeo Benestante