Björn Dahlem

a cura di Francesca Boenzi

25.03.2010 \\ 07.05.2010

Il 25 marzo, dalle ore 19, inaugura alla Fondazione Morra Greco la mostra personale dell’artista tedesco Björn Dahlem, che presenta due installazioni già parte della Collezione Morra Greco, insieme ad una nuova installazione creata specificamente per la mostra.

La ricerca di Björn Dahlem (1974, Monaco, Germania) parte da modelli cosmologici e suggestioni provenienti dagli ambiti della scienza, della filosofia, della psicologia e della religione. L’artista usa questi elementi per realizzare grandi installazioni in cui usa materiali diversi, come legno, polistirolo, fonti luminose di diverso tipo e oggetti trovati. Le installazioni di Dahlem costituiscono ‘habitat mentali’, come li definisce l’artista, o paesaggi spirituali in cui gli elementi che si riferiscono ad ambiti disciplinari diversi si fondono per creare visioni di un mondo percorso dal mistero.

In occasione della mostra Dahlem realizzerà una nuova installazione, al piano terra della Fondazione, intitolata Black Hole (M-Esferas). L’installazione si riferisce alle orbite delle stelle intorno ai buchi neri, visualizzate attraverso una serie di anelli in legno che si intersecano e che contengono fonti luminose di diverso tipo. Il titolo fa riferimento all’attuale ricerca di una formula che spieghi il mondo, di una teoria del tutto, capace di unificare le leggi del microcosmo e macrocosmo. La ricerca di una simile teoria risale alle prime scoperte della meccanica quantistica. La teoria del tutto dovrebbe dunque risolvere le contraddizioni tra fisica delle particelle e cosmologia. In quanto nuova formula atta a illuminare alcune tra le questioni più misteriose della fisica, la formula è chiamata M-theory.

Al primo piano della Fondazione l’artista presenta Aua Extrema (2001) e Das De-Sitter-Sanatorium (2000), due installazioni già parte della collezione della Fondazione.

Aua Extrema è un’espressione che in reto-romanzo significa acqua curativa. Il titolo è un gioco di parole con la lingua tedesca, in cui  ‘aua’ corrisponde ad un’ interiezione di dolore. Aua Extrema è una sorta di scenario alchemico in cui elementi diversi, che fanno riferimento tanto al mondo della scienza quanto a quello dell’arte e della cultura in generale, convivono in un sistema di relazioni: un cubo ricoperto da un tappeto come elemento su cui salire o stare seduti, una figura a quattro dimensioni chiamata ‘ipercubo’, una struttura in polistirolo che evoca la melanconica visione delle cime montuose, un mezzo cetriolo in formaldeide fino agli speakers che diffondono la musica di Britney Spears.

Das De-Sitter-Sanatorium (2000) è un ambiente intitolato al matematico olandese Willem De Sitter che teorizzò dal punto di vista matematico l’esistenza di universi paralleli. L’artista crea un ambiente per uso non-pratico. I principali elementi sono un tavolo contenente pillole di Prozac, fusti di birra, una sedia lettino e luci fluorescenti, un soffitto realizzato con stecche di legno che si intersecano e maniglie a cui sorreggersi. L’installazione recupera il significato originario della parola ‘firmamento’ come volta celeste formata da stelle fisse. Il De-Sitter-Sanatorium, inizialmente concepito per essere esposto in una fiera d’arte, è inteso dall’artista come un vero e proprio ricovero, un rifugio della mente.

Le installazioni di Dahlem, con la loro materialità ed evidente fragilità, giocano con la sublimazione del banale, interrogando la fascinazione per l’alto grado di astrazione di sistemi teorici troppo rigidi per spiegare la magia e il mistero che ci circonda.

 

 

Tutte le immagini Courtesy Fondazione Morra Greco, Napoli
© Danilo Donzelli