30.10.2025 \\
La mostra Opere su carta, Ephemera e Oltre. In più atti della Fondazione Morra Greco, concepita per non rimanere mai statica, presenta il suo secondo atto: El mapa de los autores perdidos (La mappa degli autori perduti). La nuova esposizione è a cura di un gruppo di ragazzi e ragazze del Centro Interculturale Officine Gomitoli della Cooperativa Dedalus, esito di un laboratorio di curatela partecipata in più appuntamenti, dove i giovani hanno esplorato il significato profondo e collettivo del “curare” una mostra.
Questa collaborazione si inserisce nell’intento della Fondazione di dare vita a un percorso espositivo dinamico e in continua trasformazione, ispirato al gioco surrealista del cadavre exquis. Il progetto di Dedalus è nato proprio all’interno di un percorso laboratoriale che ha visto i ragazzi e le ragazze impegnati in un’azione di ri-curatela profonda a partire dalle opere già esposte. Ogni “atto” costituisce una nuova scoperta, un nuovo punto di vista, frutto di un programma di mediazione svolto in stretta collaborazione con i dipartimenti della Fondazione.
I giovani partecipanti hanno smontato e rimontato il percorso espositivo originale in incontri, dialoghi, esplorazioni, giochi di mappe e pensieri, dando vita a una nuova mostra e ad una narrazione inedita. La scelta del titolo in spagnolo riflette la madrelingua di molti di loro.
La Mappa del Sentimento e l’Opera come Rifugio
Il cuore della loro indagine artistica è partito dall’opera Senza titolo (Mappamondo) (2003) di Roberto Cuoghi, un disegno che nega la funzione geografica del mappamondo rappresentando una terra senza confini riconoscibili. El mapa de los autores perdidos non è una carta geografica, ma la mappa di un territorio interiore. È il diario di un viaggio fatto di smarrimenti e ritrovamenti, dove ogni opera d’arte è stata riscoperta e trasformata in una bussola e memoria per orientarsi nel proprio sé.
Come ha espresso Andrea Nicole Hernandez Medrana, una delle giovani curatrici: “Dopo esserci perse tra dipinti, quadri e mostre, abbiamo trovato la stessa strada che hanno fatto questi artisti per arrivare al sublime della loro immaginazione.”
Il vocabolario curatoriale dei ragazzi e delle ragazze si è costruito su un lessico emotivo che descrive le loro sensazioni immediate di fronte all’arte: scherzo, risata, tristezza, sogno, memoria, amore, curiosità, un linguaggio emotivo che diventa la chiave per l’interpretazione del percorso.
Per i giovani curatori, l’artista è una figura che “si rifugia nelle sue creazioni per parlare al mondo”, trovando in esse la via per la comprensione di sé e della realtà. L’opera d’arte è così concepita come uno specchio e una mappa, uno spazio in cui le emozioni più contrastanti – dal dolore alla felicità, dalla frustrazione alla compassione – convivono e si trasformano.
Il Disegno come Memoria
In questo “Secondo Atto”, il disegno e la carta assumono un ruolo fondamentale come strumenti per fissare l’inafferrabile. Ogni segno tracciato è percepito come un atto di memoria.
Ne è un esempio la rilettura del Portrait in Lila (2005) di Paloma Varga Weisz, in cui i giovani curatori vedono l’artista che osserva sé stessa attraverso un volto ancora da costruire. Questo gesto, secondo i ragazzi e le ragazze, racconta la tensione costante tra l’identità presente e il sé che si desidera diventare.
El mapa de los autores perdidos è, in definitiva, un luogo in cui la mostra trascende la semplice esposizione per diventare un processo continuo di scoperta e un modello di come il pubblico possa partecipare attivamente alla creazione di nuove e inaspettate narrazioni espositive.
Progetto cofinanziato a valere sulle risorse FSC 2021/2027, DGR 616 2024. Piano Strategico Cultura e Turismo 2024/2025 – Progetto Global Forum Mostre d’arte contemporanea EDI 2025.

